martedì 20 dicembre 2016

Ciao a tutti,
vi volevo proporre il mio racconto natalizio "Un fidanzato per Natale", che pochi giorni fa è stato rifiutato ad un concorso. Dato che mi dispiaceva che nessuno lo leggesse, ho deciso di postarlo per voi, quindi non mi resta che augurarvi Buona Lettura :)

 

1



Un barattolone della Nutella capeggiava in mezzo al tavolo della cucina. Naike lo guardò poggiata al ripiano del lavandino. Sospirando si lasciò cadere sulla sedia davanti al baratollone e rimase in contemplazione. Dopo ventitre anni le ritornò alla mente le famigerate parole di sua nonna Rosa: “Le bugie hanno le gambe corte”. Aveva perfettamente ragione, perché ora, con il senno di poi, avrebbe tanto voluto rispondere diversamente alla domanda di sua madre: “Naike, quando ci presenti un fidanzato?”. Come una stupida le aveva risposto che al cenone di Natale avrebbe portato Riccardo.
Naike sbuffò e svitò il tappo di plastica del barattolo pensando che era stata una vera stupida a farle quella promessa. Come aveva potuto credere che un flirt estivo a Ponza, sarebbe durato fino a Natale? Giulia le aveva urlato, appena aveva spento lo smartphone: “Ma sei matta! Quel Riccardo ti mollerà appena salperemo dall’isola!”. Non era stato così rapido, perché aveva avuto la decenza di scaricarla una settimana dopo.
Per fortuna che il suo lavoro di avvocato allo studio legale Bonelli era così impegnativo che le lasciava poco tempo per l’autocommiserazione, pensò togliendo l’involucro per scoprire la crema di nocciola. Ora, però, ad una settimana dal Natale non poteva fare a meno di affogare la sua disperazione nella Nutella.
Con un lungo sospiro affondò il cucchiaino nella crema sperando così di trovare una soluzione al suo problema. Leccò ogni residuo di cioccolato, quando suonò il citofono. Naike corrugò la fronte e guardando l’orologio appeso al muro si domandò chi potesse cercarla alle dieci di sera.
Sbuffando si alzò dalla sedia abbandonando il cucchiaino e raggiunse il telefono del citofono.




«Chi è?» chiese con la voce rauca.
«Sono Giulia. Ma che c’hai?! Se hai l’influenza, non salgo!» disse con il suo forte accento romano.
«Sto bene…puoi salire» parlò schiacciando il pulsante.
Naike ripose il telefono del citofono al suo posto e dopo aver tolto i tre chiavistelli della porta aprì. Nella tromba delle scale si sentì Giulia borbottare:
«Non poteva vivere al pianoterra?! No, al quinto piano senza ascensore!»
Naike ridacchiò e smise quando sentì come delle ruote che si incastravano fra gli scalini. Corrugò la fronte domandandosi che cosa stesse combinando la sua migliore amica. Non poté fare molte supposizioni, perché la capigliatura crespa e vermiglia di Giulia apparve.
«Dannate scale!» imprecò l’amica con il fiatone tirando sul pianerottolo un trolley grigio.
Naike le domandò spalancando la porta:
«Come mai quella valigia?»
Giulia entrò nel bilocale lasciando il trolley, accanto al piccolo alberello bianco ricolmo di palline di ogni gradazione di blu, e spogliandosi del giubbotto la informò con il fiato ancora corto:
«Con Valerio ho chiuso!»
Naike girò l’ultimo chiavistello e guardandola le fece una raffica di domande:
«Ma sei sicura?! Sono dieci anni che state insieme… Non avevate detto che vi sareste sposati in primavera?»
«Com’è che sei più preoccupata di me?! – sbottò passandosi una mano fra i capelli scompigliandoli ancora di più e fissandola con i suoi occhi neri le spiegò – Ho bisogno di prendermi un po’ di tempo e vederlo tutti i giorni fra casa e negozio… Ci sto uscendo fuori di testa!»
Vedendo la sua stanchezza Naike scosse la testa e indicandole la cucina le disse:
«Vieni che ti offro qualcosa»
«Qualcosa di bello forte!» esclamò entrando nella stanza per prima.
Appena vide il cucchiaino conficcato nella Nutella, la rimproverò:
«Ma sei matta! Tutta quella cioccolata ti si depositerà sulla pancia e sui glutei! Hai trentaquattro anni e, se vuoi trovarti un uomo, ti devi tenere e non lasciarti…affogare nella Nutella!»
Naike sbuffò abbassando lo sguardo per non lasciar trapelare il suo sconforto all’amica. Giulia, però, sospirò e sedendosi su una sedia del tavolo la esortò a parlare con i suoi modi un po’ rudi:
«Forza! Svuota il sacco!»
Naike si sedette davanti al barattolone con l’irresistibile tentazione di mangiarne un’altra cucchiaiata, ma Giulia la riprese allontanandole la Nutella:
«Non ci pensare nemmeno! Forza parla!»
Naike alzò lo sguardo e guardando l’amica negli occhi le confessò:
«Non so che cosa fare con la promessa che ho fatto a mia mamma. Natale è fra una settimana e…non ho nessuno a cui chiedere il favore di spacciarsi per il mio fidanzato»
«Prenditi Valerio» le suggerì con un sorriso malizioso.
«Ma sei matta! – esclamò con un’espressione inorridita e le rammentò – E poi mia madre lo conosce già. Due anni fa siete venuti su con me, non te lo ricordi?»
«E’ vero! Che ricordi…quel Natale con i tuoi nipoti scalmanati che correvano dietro a quei mastodontici San Bernardo e quell’immensa tavolata di piatti vegetariani. Non ho mai visto così tante ricette vegetariane, come in casa tua…»
«Eh, lo so…»
«Mi ricordo anche quando Valerio ha chiesto dove fosse la carne e tua madre è quasi svenuta per la sua inopportuna richiesta» parlò ridacchiando.
«Ti prego non ridere. Piuttosto dobbiamo concentrarci a…trovare una soluzione, perché non voglio deludere la mia famiglia, soprattutto mia madre che a ogni telefonata mi ricorda che non vede l’ora di conoscere Riccardo» affermò grattandosi la testa.
Giulia smise di ridacchiare e con la testa leggermente inclinata le chiese:
«Ma scusa tua madre non era hippy?! Promotrice dell’amore libero?!»
«Una volta forse – esclamò muovendo la mano e placandola le spiegò – Era così una decina di anni fa, ma più gli anni di Woodstock aumentano, più lei sta diventando tradizionalista»
Giulia scoppiò a ridere ma, quando vide l’espressione seria dell’amica, smise commentando:
«Tua madre è completamente fuori!»
«Lo penso anch’io, ma resta il fatto che io al cenone di Natale debba portare qualcuno e non so come fare» le ricordò guardando con desiderio la Nutella.
Giulia prese il barattolone e abbracciandolo le suggerì:
«Hai già provato su internet. Con tutte le chat o siti, che ci sono, troverai sicuramente qualcuno»
«Non è una brutta idea» ammise Naike annuendo con il capo.
«Allora, forza! Vai a prendere il computer che ti aiuto a cercare il tuo futuro fidanzato per Natale!» esortò l’amica avvitando il tappo al barattolone della Nutella.
Naike si alzò e strisciò nella sua camera a prendere il computer portatile.



2



Le prime insegne luminose di Natale si accesero per illuminare le vie della città. Luca aveva le mani nelle tasche del suo cappotto di feltro e stava pensando al nuovo fiasco che aveva appena vissuto. Il viso del padre, intento a intagliare il legno nella sua bottega, gli si parò davanti, mentre gli diceva: “Luca, impara un mestiere e vedrai che vivrai da re”.
Luca sospirò e si rammaricò di aver fatto di testa sua trasferendosi a Roma per inseguire il sogno di diventare attore. Aveva fatto qualsiasi lavoro in attesa del ruolo importante che gli avrebbe permesso di diventare un attore famoso. Solo che quel ruolo non era mai arrivato, nonostante avesse fatto di tutto per ottenerlo.
La notte precedente del suo ultimo provino aveva fatto divertire fra le lenzuola l’addetta al casting di quella fiction, a cui voleva partecipare, ma un altro aveva ottenuto il suo ruolo. Luca tirò un calcio ad una lattina accartocciata e girò l’angolo entrando nel vicoletto, dove condivideva uno scantinato con un giovane e speranzoso attore.
L’entusiasmo di quel ragazzo gli ricordava come era lui alla sua età, ma adesso a quarantatre anni tutto era molto più difficile. Le parti a teatro erano sempre meno e per pagare l’affitto aveva dovuto trovare un altro sistema. Da sei anni aveva un account su un sito, che gli permetteva di essere assunto da delle donne come accompagnatore per ogni tipo di evento. Con quello che guadagnava riusciva a fare molte cose; tra le quali l’anno passato era riuscito ad andare a trovare la sua famiglia, che era convinta lavorasse come assicuratore.
Luca sospirando estrasse dalla tasca interna del cappotto le chiavi e aprì il portone. Scese le scale per lo scantinato e spingendo la porta venne investito da una nuvola di fumo. Luca tossì e si lamentò:
«Michele…ma quanto fumi?»
Il ragazzo si fermò nel suo andirivieni e tenendo fra le labbra una sigaretta rollata a mano gli spiegò:
«Scusa…ma sono in ansia, perché a momenti dovrei essere chiamato per sapere il verdetto di un provino»
«Allora, non ti dispiace se prendo in prestito il tuo computer?!» parlò cercando con la mano di schermare il naso da tutto quel fumo.
«Fa pure. In questo momento ho altro a cui pensare» rispose espirando l’aria della sigaretta.
Luca raggiunse la camera di Michele, che sembrava avvolta da una fitta nebbia, e tossendo corse nella sua stanza. Entrando l’aria era respirabile e non era pervasa dalla cappa di fumo presente altrove. Poggiò il computer sul letto a una piazza e mezzo e si spogliò del cappotto, che ripose su una gruccia e infine nell’armadio. Chiuse l’anta, si sedette sul letto e slacciò le stringhe degli anfibi neri, che allineò davanti al comodino.
Luca si spostò per rimanere davanti al computer e incrociò le gambe muovendo il cursore per togliere lo standby. Gli apparve la pagina di internet e facendo scorrere veloce le dita sulla tastiera entrò nel sito che gli forniva del lavoro. Si sintonizzò sul suo account, quando vide una notifica. Una donna l’aveva contattato la notte precedente e cliccò per vedere il volto della sua nuova cliente. Aveva un ovale un po’ rotondo, capelli neri e dritti, che le nascondevano il viso, un sorriso enigmatico e occhi leggermente a mandorla color violetto, come li avrebbe descritti Jessica, la sua cliente fissa che scriveva romance.
Luca studiò attentamente quella donna sentendo l’impulso di voler sapere tutto di lei, perché ogni parte del suo viso lo incuriosiva. Controllò la chat e con gioia la trovò in linea, così scrisse subito:
Ciao…bella serata?”
Luca rimase in attesa fissando lo schermo, in cui comparve una risposta:
Proprio bella…non sembra che fra poco sarà Natale”
Luca digitò subito:
E’ vero…mi manca l’aria pungente di Spoleto”
Dovette aspettare un po’ prima di trovarsi una lunga risposta sull’icona della chat:
Oh, che bello! Spoleto deve essere un bellissimo posto in questo periodo dell’anno…io invece a breve abbandonerò Roma e assaggerò l’atmosfera natalizia di Courmayeur. Mia madre ogni anno organizza il cenone di Natale, in cui io, i miei fratelli e le loro famiglie ci riuniamo nella casetta di mia madre e mangiamo in quantità. Quest’anno, però, è più frustrante perché le ho promesso che avrei portato un fidanzato. Le ho confermato la sua presenza ma quello stupido mi ha mollata, da un po’ in verità, e non ho avuto il coraggio di dirlo a mia madre. Ora mancano sei giorni alla partenza e non so come fare…Alla fine la mia migliore amica mi ha consigliato di provare su internet e ho trovato questo sito, così mi domandavo…Per Natale sei impegnato?!”
Quando Luca finì di leggere il messaggio, scoppiò a ridere come non gli capitava più da molto tempo. Tornò a guardare la foto della donna e dopo aver letto il suo nome borbottò:
«Accetto volentieri, Naike»
Glielo scrisse anche in chat e continuarono a parlarsi per via telematica per molte ore.



3



L’ansia stava attanagliando Naike, tanto da annodare le frange della sua sciarpa. Per la prima volta avrebbe visto di persona Luca e solo l’idea le faceva aumentare i battiti cardiaci.
Per sei sere avevano chiacchierato amabilmente e Naike aveva apprezzato l’uomo, che c’era dall’altra parte del computer. Le piaceva il suo modo diretto nel dire le cose e dalle foto che aveva nel suo account non si poteva negare che fosse molto bello. Chissà che effetto le avrebbe fatto vederlo dal vivo, pensò continuando ad annodare le frange della sua sciarpa.
Naike afferrò l’ultima strisciolina di lana e le fece un nodo. Quando le sue dita cercarono un’altra frangia e non la trovarono, Naike abbassò lo sguardo. La sua bellissima sciarpa blu aveva tutte le sue frange aggrovigliate, tanto da sembrare dei salamini appesi.
Naike iniziò ad agitarsi ancora di più e con dita frenetiche tentò di riportare la sua sciarpa ad uno stato migliore di quello che si era trasformata. Una voce maschile e melodiosa le chiese:
«Naike?! Sei tu?!»
La testa di Naike scattò diritta e sgranò gli occhi e la bocca alla sua vista. Era alto più di un metro e ottanta, il cappotto di feltro nero lo slanciava ancora di più e i jeans blu scuro aderenti evidenziavano i muscoli possenti delle sue gambe.
Naike deglutì e sollevò lo sguardo incontrando i suoi occhi nocciola con delle pagliuzze dorate. Luca le fece un sorriso malizioso e passandosi una mano sui folti capelli castani con una spruzzata di bianco sulle tempie le domandò:
«Sei pronta per partire?»
Naike scosse la testa per allontanare la reazione positiva alla vista di Luca e balbettò a bassa voce:
«P…pronta»
Tutta trafelata Naike afferrò l’asta del suo trolley, su cui penzolava un grosso sacchetto di plastica, trascinandoselo dietro. Luca la seguì con una falcata sicura e sensuale, che il solo vederla con la coda dell’occhio fece aumentare la salivazione a Naike. Si fermò dietro alla coda del check-in; poi si voltò verso di lui che le chiese indicandole il petto:
«Cosa è successo alla tua sciarpa?»
Naike abbassò lo sguardo sulle frange salamino e guardando la donna impeccabile davanti a lei borbottò:
«Niente…il gatto»
«Il gatto?! Non mi avevi detto di avere un gatto»
Naike si voltò e, quando incontrò i suoi occhi, deglutì balbettando:
«E’…è d…della mia amica»
Luca annuì rivolgendole un sorriso malizioso, mentre Naike deglutì un’altra volta provando il desiderio di baciare le sue rosee labbra. Luca smise di ridere e mosse la bocca dicendole qualcosa che lei non capì, così gli domandò:
«S…scusa?!»
«Tocca a te per il check-in» le ripeté indicando con un cenno del capo l’hostess bionda.
«Oh! Che stupida!» esclamò girandosi di scatto.
Dopo aver rovistato nella borsa tirò fuori i biglietti e si rivolse all’hostess.


Il viaggio in aereo era stato silenzioso perché Naike aveva attuato tutte le sue tecniche per non pensare alla sua paura dell’altezza. Una volta atterrati in aeroporto erano corsi verso il bus navetta e con un’altra corsa erano saliti all’ultimo momento sul treno. Con il fiato corto Naike e Luca si erano seduti uno di fronte all’altra, mentre il treno percorreva le strade montane. Naike osservò a lungo il viso di Luca, che era concentrato sulla lettura di un libro giallo, e con il dondolio del treno si addormentò.
Courmayeur si profilò con la sua neve, che ricopriva le montagne, i tetti delle case e i bordi delle strade. Il treno rallentò e si fermò, così Luca ripose il libro all’interno del suo borsone e spostò lo sguardo sulla donna davanti a lui. Naike stava dormendo con un sorriso fra le labbra. Automaticamente Luca si ritrovò a sorridere e con un gesto delicato poggiò una mano sulla gamba della donna bisbigliando:
«Naike…siamo arrivati»
«Mmmm» mugolò muovendo il capo sulla testiera del sedile.
Luca ridacchiò e dandole dei colpetti sulla coscia le ripeté:
«Dormigliona…siamo arrivati»
Naike trasalì mettendosi a sedere diritta e con le guance arrossate si giustificò:
«S…scusami…mi sono addormentata»
«Tranquilla» la rassicurò togliendo la mano dalla sua gamba per mettersi in piedi.
Naike si alzò a sua volta e si allungò verso la mensola per prendere il suo trolley. Luca la vide in difficoltà così le disse:
«Aspetta che ti aiuto»
Si posizionò dietro di lei e con semplicità tirò giù la valigia e il sacchetto di plastica, contenente pacchetti regalo di varie dimensioni e colori. Naike si irrigidì sentendo aderire sulla sua schiena i muscoli tesi dell’uomo. Deglutì con le guance roventi e rapida lo scansò uscendo di corsa dal vagone. Luca ridacchiò per la reazione della donna e con calma scese sul marciapiede.
Un uomo con i capelli e gli occhi neri stava stritolando fra le sue braccia muscolose Naike che gli aveva chiesto:
«Auro, come stanno Paola e Mauro?»
«Bene. Mauro non vede l’ora di incontrare sua zia che viene dalla capitale» gli confessò liberandola dall’abbraccio.
Un uomo più alto dell’altro con un berretto di lana rosso in testa le disse tenendo tra le braccia Naike:
«I piccoli Jean e Lucy sono curiosi di sapere cosa ha portato quest’anno la loro befana preferita»
Naike rise staccandosi dal fratello e mostrandogli il sacchetto lo rassicurò:
«Non deluderò i miei nipotini»
Tutti e tre risero, mentre Luca si fermò accanto a loro. Naike se ne accorse e indicando l’uomo con una mano fece le presentazioni:
«Auro…Carlo vi presento Luca»
«Piacere... – gli disse Auro stritolandogli una mano e rivolgendosi alla sorella le domandò – Ma il tuo fidanzato non si chiamava Riccardo?»
Naike sgranò gli occhi e guardando lo sguardo sospettoso del fratello aprì bocca diverse volte nel tentativo di dargli una risposta. Luca notando la sua difficoltà affermò circondandole le spalle con un braccio:
«E’ una storia un po’ lunga… per il fatto che vi abbia detto Riccardo, invece che Luca…»
«Non c’è bisogno che ci spieghi nulla – si intromise Carlo e stringendogli rapidamente una mano continuò – Devi sapere che Auro è iperprotettivo nei confronti di Naike e sospetta un po’ su tutti»
Luca gli sorrise e guardando la donna ammise:
«Anch’io se avessi una sorella minore mi preoccuperei per il suo bene»
Naike gli sorrise sentendo accelerare il battito cardiaco del suo cuore. Il suo sguardo così intenso e il suo caldo abbraccio la stavano facendo impazzire. Si sentiva una liceale alle prime armi con gli uomini e non una donna abituata a lavorare in un contesto prettamente maschile. Sentì qualcuno che si schiarì la voce, così spostò lo sguardo verso i fratelli. Auro borbottò:
«Hai sentito quello che ti ho chiesto?!»
Naike arrossì per essersi persa nella contemplazione di Luca e ammise balbettando:
«S…scusa non ho sentito…»
«E’ tutto qua il tuo bagaglio?» ripeté scrollando il testone.
«Sì»
«Allora possiamo andare che la mamma, Paola e Michelle sono curiose di conoscere Ric…cioè Luca» si intromise Carlo afferrando il trolley della sorella.
I due fratelli li precedettero per condurli al vecchio Land Rover. Luca continuò a lasciare il suo braccio sulle spalle di Naike, fino a quando non dovettero salire in auto.



4



Dopo l’ennesimo tornante Auro fermò l’auto davanti ad un cancello nero. Carlo scese per aprirlo e il vecchio Land Rover entrò in un’aia, in cui tre grossi San Bernardo abbaianti saltellavano e correvano di qua e di là.
Naike sganciò la cintura e chiese a Luca, che stava scrutando fuori dall’auto quello che lo circondava:
«Hai paura dei cani?»
«No, tranquilla» le rispose voltandosi verso di lei con un sorriso.
«Bene» borbottò frastornata dalla dolcezza del suo sguardo.
Naike aprì la portiera e non si accorse del grosso San Bernardo, che le piombò addosso leccandole il viso. Luca ridacchiò per l’espressione schifata della donna, mentre Carlo agguantò il collare e trascinò fuori il cane rimproverandolo:
«Gioia! Non si lecca la faccia alla gente!»
Naike si allungò per girare lo specchietto retrovisore per potersi pulire e Auro con un sospiro sentenziò:
«La bava del cane non ha mai ucciso nessuno»
Il fratello uscì dall’auto e Naike avvilita ritornò a poggiare la schiena sul sedile. Luca estrasse un pacchetto di fazzoletti dalla tasca del cappotto e toccandole la spalla le domandò:
«Posso aiutarti?!»
Naike si voltò dalla sua parte e si avvicinò un po’. Luca si protese verso di lei pulendole il viso con il fazzoletto. Naike chiuse gli occhi per la dolcezza della sua carezza e perché desiderava ardentemente un suo bacio. Luca si sorprese che il suo cuore battesse forte solo standole vicino. Quella donna aveva risvegliato in lui, qualcosa che non provava da quando a sedici anni si era innamorato per la prima volta. Avvicinò il viso per poter baciare quelle labbra leggermente protese; quando una donna con grandi occhi azzurri e i capelli biondi stretti in piccole e molteplici treccine sbucò dal finestrino.
«Naike! Perché non scendi?» esclamò scrutando l’interno della Land Rover.
Luca si allontanò da Naike, che trasalì e con gli occhi sgranati lo guardò. Lui le sorrise e le fece l’occhiolino. Naike deglutì e scese dall’auto, mentre sua madre corse a conoscere il nuovo venuto. Chiudendo la portiera Naike sentì sua madre, che con voce civettuola disse:
«Ti prego, dammi del tu e chiamami Maria»
«D’accordo, Maria» l’accontentò facendole un sorriso radioso.
Maria stritolò la figlia in un caloroso abbraccio bisbigliandole in un orecchio:
«E’ proprio bello questo Luca»
«Lo so – ammise e allontanandosi da lei si giustificò – Scusami se sono venuta solo il ventiquattro ma ho dovuto lavorare fino a ieri»
«Eh…te l’ho sempre detto che fare l’avvocato non fa bene allo spirito – le ricordò camminando verso la porta e fermandosi la esortò – Adesso che siete qui rilassatevi e andate nella vostra camera a cambiarvi»
Luca era ancora vicino al Land Rover e stava accarezzando Gioia, che si era completamente appoggiata sulle sue gambe per ricevere più coccole. Naike stava sorridendo per quella scena, ma ben presto il messaggio di sua madre le giunse al cervello.
«Nella vostra camera?!» esclamò sbarrando gli occhi e la bocca rivolta alla madre.
Maria rise per la sua reazione e le disse:
«Cara la mia bambina, non sono nata ieri. Ho vissuto Woodstock e lo sai che io sono per l’amore libero»
Naike divenne rossa per l’imbarazzo e borbottò:
«Allora sarà il caso che io e Luca ci andiamo a cambiare»
Maria annuì e Naike urlò all’uomo:
«Luca! Vieni che dobbiamo prepararci per il cenone»
Luca diede l’ultima pacca sul costato del San Bernardo e raggiunse le due donne. Maria gli sorrise e gli chiese a bruciapelo:
«Ah! Luca, volevo chiederti…sei vegetariano?»
Naike sgranò gli occhi e si insultò perché in tutte quelle sere passate a chattare e nel viaggio per arrivare a Courmayeur non gli aveva chiesto la cosa più importante per sua madre, ovvero se era vegetariano. Naike scrutò il dolce viso di Luca e iniziò a ripetere nella sua testa una frase sperando di ipnotizzarlo: “Fa che sia vegetariano…Fa che sia vegetariano…”. Luca notò il terrore sul viso di Naike e assottigliò gli occhi cercando di comprendere la sua espressione. Maria gli ripeté:
«Sei vegetariano?»
Luca guardò Maria e poi gli occhi violetti di Naike. Scrutandoli a fondo capì, così spostò lo sguardo su Maria e le rispose:
«Sì, sono vegetariano»
Naike lasciò andare il respiro, che aveva trattenuto, e gli sorrise. Luca le fece l’occhiolino, mentre Maria li esortò:
«Forza! Entrate! Se no prendete troppo freddo!»
Naike spinse la porta venendo inondata dal tepore della casa e dall’entusiasmo delle due cognate, che salutarono lei e Luca con molto calore.


Naike pizzicò con due dita il collant nero, lo sollevò sulle cosce, poi afferrò l’elastico per finire di sistemare il collant sulle gambe, mentre Luca usciva dal bagno con un asciugamano annodato sui fianchi. La visione delle gambe e del fondoschiena fasciato nel collant nero di Naike gli procurò una reazione che non si sarebbe mai aspettato, dato che di donne in quel modo ne aveva viste tante nella sua vita. Rimase pietrificato con il cuore che gli batteva forte. Naike calzò gli stivaletti bassi, abbassò il vestito di lana bordeaux e lo aggiustò bene sui fianchi voltandosi. Alzando lo sguardo notò Luca e il suo rigonfiamento nascosto dall’asciugamano. Naike si raddrizzò, come se l’avesse pizzicata una vespa, e con gli occhi sgranati sentì il viso scaldarsi. Luca si passò una mano fra i capelli umidi e Naike si riscosse dallo shock balbettando:
«I…io mi tr…trucco in bagno»
Afferrò la pochette e si rifugiò di corsa nella stanza evitando di guardare l’uomo. Appena si chiuse la porta, entrambe scossero la testa colpendosi la fronte con una mano.
Luca negando con il capo raggiunse la sua valigia e si rimproverò tirando fuori un paio di slip bianchi, dei pantaloni grigi, una camicia bianca e un pullover con lo scollo a v color corallo. Non poteva comportarsi in quella maniera alla sua età. L’amore l’aveva escluso dalla sua vita ormai da un pezzo, quindi non era normale che il suo cuore galoppasse nel petto come un cavallo selvatico. Questi sentimenti forse erano dettati dal fatto che desiderava fortemente stare con Naike dal primo momento, in cui aveva ammirato la sua foto sul sito. Luca scosse il capo per ritornare alla realtà e con gesti secchi si asciugò per potersi vestire.
Dietro la porta del bagno Naike stava camminando avanti e indietro dandosi della deficiente. La vista di Luca le mandava completamente in tilt il cervello, come se non fosse capace ad utilizzarlo. Quando nello studio legale Bonelli non c’era un attimo in cui non utilizzasse il cervello. Non riusciva a spiegarsi anche l’incapacità di parlare normalmente con Luca. Era un uomo come tanti, quindi era incomprensibile il suo modo di reagire alla vista di quel bell’uomo. Naike si fermò davanti allo specchio e deglutì. Guardandosi negli occhi bisbigliò:
«Finiscila di fare la ragazzina! Sei una donna matura che non ha paura di niente e di nessuno!»
Convinta dalla sua espressione decisa annuì e si mise a trafficare con i trucchi e la spazzola. Tornando a guardare lo specchio si disse a bassa voce:
«Sono una donna matura che non ha nessuna paura!»
Naike annuì al suo viso convinto, aprì la porta e vide davanti a sé Luca accanto al letto, intento ad abbottonarsi la camicia con i pantaloni slacciati, che lasciavano intravedere gli slip. Luca sollevò lo sguardo e le sorrise, mentre lei balbettò:
«A…arrivo subito…»
Naike richiuse la porta e tornando allo specchio esclamò:
«Oh, mio Dio! Come farò a resistere per tutta la sera?!»
Inspirò ed espirò, fino a quando Luca non le domandò dall’altra parte della porta:
«Va tutto bene?!»
«S…sì – gli rispose e guardandosi negli occhi disse decisa allo specchio – Matura e decisa!»
Con un gesto secco aprì la porta e Luca le sorrise esprimendo tutto il suo sex appeal. Naike deglutì e gli chiese balbettando:
«A…andiamo?»
«Certamente!» affermò porgendole il braccio.
Naike ci incastrò la sua mano e si lasciò portare fuori dalla camera.



5



L’albero brillava con tutte le luci bianche, le palline rosse e i festoni dorati. Auro diede due baci sulle guance della madre, prima di uscire con una mano poggiata sulla schiena della moglie e l’altra sulla spalla del figlio. Maria chiuse la porta e trattenne uno sbadiglio serrando le labbra. Naike se ne accorse e le propose:
«Mamma, vai pure a dormire che ci penso io a sparecchiare»
«Ti do una mano» parlò Luca mettendosi in piedi.
Maria fece un mezzo sorriso e confessò:
«E pensare che negli anni passati facevo anche l’alba. L’anno di Woodstock poi ho passato il Natale in compagnia di bellissima gente e abbiamo viaggiato senza mai dormire fino al ventisette dicembre»
«Fino al ventisette?!» ripeté Luca con gli occhi sgranati e un piatto a mezz’aria.
Maria ridacchiò e sollevando il viso al soffitto con aria trasognata raccontò:
«Insieme alla comunità hippy, a cui mi ero aggregata, abbiamo passato il Natale in una riserva indiana nel Maine, in cui vivevano i Salish Kootenai. Dopo di che abbiamo viaggiato lungo tutta la East Coast. Ah, che tempi!»
«Devi esserti divertita tantissimo» rincarò aggiungendo un piatto sulla sua pila.
«Puoi dirlo forte! – ammise e dopo un altro sbadiglio aggiunse – Domani ti racconterò meglio che giorni meravigliosi sono stati quel Natale. Poi per le altre avventure avremmo altre occasioni per aggiornarci»
Naike sospirò e osservò Luca, che sollevando i piatti rassicurò sua madre:
«Sono proprio curioso di ascoltare queste avventure»
Maria gli sorrise e augurò muovendo un passo verso le scale:
«Buon Natale e buona notte. A domani»
«Buona notte» dissero in coro Naike e Luca.
Maria ridacchiò voltandosi con un piede sullo scalino e rammentò ai due giovani indicando sopra la sua testa:
«Ah, ricordatevi di baciarvi quando passate sotto il vischio, se no porta male»
«Sì, mamma. Buona notte» le rispose spazientita.
Maria salì le scale, mentre Luca e Naike portarono in silenzio le stoviglie sporche in cucina. Naike indossò i guanti di gomma e gli chiese:
«Posso passarti i piatti sciacquati e tu li metti nella lavastoviglie?!»
«Certamente» le rispose aprendo lo sportello.
Naike gli passò uno dopo l’altro i piatti; poi si avvicinò e gli diede una mano a incastrare bicchieri e posate. Luca commentò chiudendo lo sportello della lavastoviglie:
«E’ simpatica tua mamma»
«Dipende dai punti di vista – precisò togliendosi i guanti di gomma e guardandolo gli spiegò – Non è stato facile crescere con una madre con un forte spirito libero. Mi ricordo i miei compagni di classe che mi invidiavano per la sua permissività e la libertà che mi lasciava, anche se io avrei voluto più regole e…più tranquillità. C’erano tantissime occasioni per fare festa che…non ricordo una giornata in cui eravamo solo noi quattro da soli. E gli imbarazzi…quando girava nuda per casa per il troppo caldo che c’era fuori»
Luca ridacchiò seguendola fuori dalla cucina e lei con un mezzo sorriso aggiunse:
«E questo è niente…Se d’estate aveva voglia di portarci al mare, le tappe erano le spiagge dei nudisti»
«Non avevo dubbi» affermò fermandosi davanti al primo scalino.
Naike staccò la presa delle luci dell’albero e gli chiese avvicinandosi:
«E i tuoi come sono?»
«Oh…i miei sono i classici genitori, che ci hanno impartito piccole ma importanti regole da seguire, comunque non ci hanno mai negato la possibilità di fare le nostre esperienze»
«Hai dei fratelli?» gli domandò fermandosi davanti a lui.
Luca la guardò negli occhi e sorridente le rispose:
«Ho un fratello che fa il falegname»
«Come Carlo! Guarda le coincidenze» affermò ridacchiando.
Naike alzò gli occhi puntandoli su quelli nocciola dell’uomo e provò un desiderio intenso di baciarlo. Scosse il capo e spostando lo sguardo sulle scale disse:
«Sarà meglio andare a dormire»
Poggiò un piede sul primo scalino e Luca le ricordò prendendole gentilmente un braccio:
«Non vorrai dimenticarti quello che ci ha detto poco fa tua madre»
Naike corrugò la fronte e portando il piede sul pavimento gli domandò:
«Che cosa ha detto mia madre?»
Luca le rivolse un sorriso malizioso e indicando con il dito indice sopra la testa rispose:
«Il vischio»
Naike alzò lo sguardo per guardare il rametto appeso al soffitto; poi spostò lo sguardo su di lui e lo rassicurò ridacchiando:
«Non ti devi preoccupare. Mia madre ne dice così tante che può essersi inventata anche questa superstizione»
«Beh, non si sa mai» affermò mettendole una mano dietro la schiena.
Naike si ritrovò con le mani poggiate sul suo petto, potendo constatare che non era solo il suo cuore a palpitare all’impazzata. Sollevò lo sguardo e Luca poggiò le sue labbra rosee sulle sue. Naike allargò le dita sul suo petto mugolando di piacere. Luca l’attrasse ancora di più a sé e iniziò a divorarle la bocca. Non aveva mai desiderato così tanto una donna. Forse l’aria natalizia e quegli occhi violetti brillanti avevano contribuito ad aumentare il suo interesse per lei. Naike con una carezza portò le braccia dietro al collo di Luca per avvinghiarsi ancora di più a quel corpo muscoloso e sensuale. Lo voleva subito, non poteva resistere oltre.
All’unisono lasciarono la bocca dell’altro per respirare. Luca guardò il viso arrossato, le labbra gonfie per il bacio e gli occhi colmi di desiderio di Naike e con voce roca le domandò:
«Ti va di proseguire nel tepore del letto?»
Naike ridacchiò e gli rispose maliziosa:
«Certamente»
Luca le sorrise e prendendola per mano iniziò a fare le scale. Naike lo seguì e sul pianerottolo si voltò verso il vischio, che aveva reso quel Natale il più bello della sua vita. Luca la trascinò nella camera da letto baciandola di nuovo in modo sensuale. Quel fidanzato per Natale era veramente irresistibile, pensò Naike cadendo sul letto abbracciata a Luca.

FINE©


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